Antifona d’ingresso
Ricordiamo, o Dio, la tua misericordia in mezzo al tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende ai confini della terra; di giustizia è piena la tua destra. (Sal 48,10-11)
Colletta
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Padre, togli il velo dai nostri occhi e donaci la luce dello Spirito, perché sappiamo riconoscere la tua gloria nell’umiliazione del tuo Figlio e nella nostra infermità umana sperimentiamo la potenza della sua risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Prima Lettura Ez 2,2-5
Sono una genìa di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.
Ezechièle s’inserisce nell’alveo della tradizione profetica, presentandosi come l’inviato del Signore che proclama con forza e autorità la sua parola. Nonostante la sua precarietà davanti a Dio, Ezechièle è designato “figlio dell’uomo” col difficile compito di parlare a uomini dal cuore e dalla mente induriti
Dal libro del profeta Ezechièle
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli -, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro». Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 122 (123)
«Teniamo gli occhi rivolti verso le mani del Signore per cogliere il momento in cui ci dirà di compiere l’opera; e speriamo che le sue mani ci porgano il cibo, al suo banchetto. Noi non fissiamo un termine a questa speranza» (Origene).
Rit. I nostri occhi sono rivolti al Signore.
A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni. Rit.
Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi. Rit.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi. Rit.
Seconda Lettura 2Cor 12,7-10
Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
Paolo prega più volte che sia liberato da una spina nella carne. Ma il Signore sembra non ascoltare la sua accorata richiesta. All’apostolo, quindi, la sofferenza non è tolta, ma è donata quella grazia sufficiente per superare i momenti di difficoltà. Egli interpreta il suo dolore non in chiave morale, pedagogica o ascetica, ma cristologica: superiore all’azione del male è la forza di Gesù Cristo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. Parola di Dio.
Canto al Vangelo Cfr. Lc 4,18
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.
Vangelo Mc 6,1-6
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Gesù si ripresenta a Nàzaret come un “maestro” dai tratti profetici, capace di operare guarigioni, azioni miracolose con le sue mani. La prima reazione è di stupore e ammirazione. Ma di fronte a tale incontestabile verità ecco emergere un pensiero: lo si conosce da tempo, così come la sua famiglia e i suoi fratelli. Questa realtà, dunque, impedisce di credere pienamente.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Gesù a Nàzaret – CCC 397-398: L’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà. Con questo peccato, l’uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di se stesso contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene. Costituito in uno stato di santità, l’uomo era destinato ad essere pienamente “divinizzato” da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare “come Dio”, ma “senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio”.
Come la Chiesa esprime il mistero dell’Incarnazione? – Compendio CCC 89: Lo esprime affermando che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, con due nature, la divina e l’umana, non confuse, ma unite nella Persona del Verbo. Pertanto, nell’umanità di Gesù, tutto – miracoli, sofferenza, morte – dev’essere attribuito alla sua Persona divina che agisce attraverso la natura umana assunta.
Ed era per loro motivo di scandalo – Paolo VI (Omelia, 4 Aprile 1965): Mi pare che venendo io fra voi si ripeta, a venti secoli di distanza, quanto operò il primo Apostolo, di cui sono umilissimo ed ultimo Successore: San Pietro. Egli esortava, appunto, nella sua prima Lettera: Affrettatevi a conoscere il Signore; guardate che il Signore può essere come una pietra, la quale per alcuni è d’inciampo, di scandalo, e conseguente rovina; per altri, invece, è la pietra angolare, su cui erigono l’edificio della loro esistenza. Questo stesso messaggio riporto a voi. Esso è sempre vivo, attuale, autentico, come allora; e decide dei destini delle nostre singole persone e dell’intera collettività sociale. O accettiamo Cristo, e saremo salvi; o non lo riconosciamo, e allora dove andrà, quale sarà la sorte della nostra vita? Bisogna accettare Cristo e costituirlo quale fondamento, base, principio della nostra esistenza. Gesù entra misteriosamente, ma trionfalmente nelle nostre anime, nelle nostre vite. Entrerà dolce e buono, amico e maestro; noi certo sentiremo ch’Egli diventa il padrone del nostro essere; ma Egli viene per salvarci e consolarci, per dirci le parole che ri-schiarano i misteri di questo nostro oscuro e doloroso pellegrinaggio terreno.
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 14 Ottobre 1987): “Ma Gesù disse loro: un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua. E non vi poté operare alcun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità” (Mc 6,4-6). I miracoli sono “segni” del potere divino di Gesù. Quando vi è ostinata preclusione al riconoscimento di tale potere, il miracolo perde la sua ragion d’essere. Del resto anche ai discepoli, che dopo la guarigione dell’epilettico chiedono a Gesù perché essi, che pur ne avevano ricevuto da lui potere, non sono riusciti a scacciare il demonio, egli risponde: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati di qui, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,19-20). È un linguaggio figurato e iperbolico, col quale Gesù vuole inculcare nei suoi seguaci la necessità e la potenza della fede.
E lì non poteva compiere nessun prodigio – Card. Ennio Antonelli (Omelia, 12 Dicembre 2010): […] i miracoli aiutano a credere in modo ragionevole, in quanto, come riconosce il Concilio Vaticano I, sono oggettivamente segni certissimi della divina rivelazione” (Dei Filius 3; DS 3009). Lo suggerisce Gesù stesso: “Se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (Gv 10,38). Queste opere di potenza salvifica e di amore misericordioso non sono circoscritte al breve tempo della vita pubblica di Gesù ma sono destinate a continuare anche dopo la sua morte e la sua risurrezione, come segni che Gesù è vivo nella gloria del Padre e rimane con noi nella storia come nostro Signore e Salvatore. “In verità, in verità vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” (Gv 14,12). Di fatto in ogni epoca, dagli inizi della Chiesa fino ai nostri giorni, continuano a verificarsi in gran numero nel nome di Gesù “guarigioni, miracoli e prodigi” (At 4,30). Uno dei più impressionanti, “El milagro de los milagros”, è avvenuto proprio qui in Aragona il 29 marzo del 1640 per intercessione di Nostra Signora del Pilar, venerata in questa basilica: nel villaggio di Calanda a un giovane contadino fu restituita istantaneamente la gamba destra, amputata più di due anni prima e sepolta nel cimitero dell’Ospedale. Ringraziamo Dio per questi segni che ci aiutano a credere e contribuiscono a rendere ragionevole la nostra fede.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Fratelli e sorelle, Gesù ha conosciuto l’incomprensione e l’ostilità degli uomini. Ora ci chiede di riconoscerlo come nostro Salvatore. Esprimiamo questa fede abbandonandoci in fiduciosa preghiera, nella disponibilità a portare nel mondo la sua Parola.
Preghiamo insieme e diciamo: Noi ci affidiamo a te, o Signore.
– Guarda, Signore, la tua Chiesa sparsa in tutto il mondo, che continua ad annunciare il Vangelo. Nella difficoltà e nelle debolezze, sappia trovare in te la sua forza, preghiamo. Rit.
– Guarda, Signore, i tuoi ministri e missionari, che hanno il compito di guidare le comunità cristiane. Siano modelli per il loro gregge e trovino in te gioia e fiducia, preghiamo. Rit.
– Guarda, Signore, l’umanità incerta e smarrita, a volte in cammino senza una meta. Donale sempre profeti di speranza, capaci di una parola incisiva e dotati di un’autentica umanità, preghiamo. Rit.
– Guarda, Signore, tutti gli uomini di buona volontà, che si affannano nelle incertezze della vita. Non lasciarli mai soli e rafforzali nei loro intenti, preghiamo. Rit.
– Guarda, Signore, la nostra comunità in preghiera, che rischia di abituarsi al Signore Gesù al punto di non riconoscerlo più nella vita quotidiana. Donaci il coraggio di una sana autocritica e un cuore coraggioso e generoso, preghiamo. Rit.
Celebrante: Padre Santo, che hai donato al mondo il tuo Figlio Gesù, che ha subito il rifiuto e l’umiliazione, aiutaci a camminare come suoi discepoli, anche nel momento dell’incomprensione e della fatica della testimonianza. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Preghiera sulle offerte
Ci purifichi, Signore, quest’offerta che consacriamo al tuo nome, e ci conduca di giorno in giorno a esprimere in noi la vita nuova del Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario VI (proposta)
Il pegno della Pasqua eterna.
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
dal quale tutto l’universo riceve esistenza, energia e vita.
Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra
è un dono sempre nuovo del tuo amore per noi,
e un pegno della vita immortale,
poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito,
nel quale hai risuscitato Gesù Cristo da morte,
e viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza
nella Pasqua eterna del tuo regno.
Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi,
cantiamo a una sola voce l’inno della tua gloria: Santo…
Antifona alla comunione
Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia. (Sal 34,9)
Oppure:
Gesù insegnava nella sinagoga e molti rimanevano stupiti della sua sapienza. (cfr. Mc 6,2)
Preghiera dopo la comunione
Dio onnipotente ed eterno, che ci hai nutriti con i doni della tua carità senza limiti, fa’ che godiamo i benefici della salvezza e viviamo sempre in rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
«E si meravigliava della loro incredulità». “Anche Dio fa fatica a credere. Si direbbe che non riesca a credere alla nostra incredulità, alla nostra durezza di cuore, ai nostri rifiuti ostinati. E dire che di prove [del nostro essere increduli] gliene abbiamo fornito in abbondanza! Dovrebbe essere convinto, ormai. Certo, risulta impressionante questo particolare di Gesù che, dopo aver domato la tempesta, trionfato sui demòni, debellato le malattie e perfino la morte, si ritrova sbalordito, impotente, di fronte alla libertà e alla cattiva volontà degli uomini. «Che cosa di più debole e di più disarmato di Dio allorché non può niente senza di noi?» (Paul Claudel). Comunque batte ancora tutte le strade, si presenta come mendicante a tutte le porte. Affronta il rischio di essere respinto. Ciò che teme maggiormente è l’accoglienza che gli riservano quelli di casa” (Alessandro Pronzato, Il vangelo in casa, 233). Dovremmo rimanere in silenzio dinanzi a questa scena narrata dall’evangelista. Un silenzio stupito dalla durezza del cuore e della mente dei parenti e concittadini di Gesù; un silenzio addolorato dal vedere come Gesù viene ricevuto e trattato; un silenzio ammirato dalla pazienza e misericordia del Maestro che nonostante tutto prova a far breccia in quei cuori chiusi, imponendo le mani ad alcuni malati e guarendoli pur non ottenendo conversione. Il racconto inizia con Gesù che insegna, parla di tante cose, con l’autorità e la chiarezza ovunque riconosciuta. Gesù parla e la folla rimane in silenzio ammirata: «molti, ascoltando, rimanevano stupiti». Ma quelle parole del Maestro non penetrano nell’anima degli ascoltatori: come il seme della parabola del seminatore, che viene portata via dagli uccelli, dal diavolo, o che non trova se non pietre e rovi, costretta quindi a seccare e soffocare, così la Parola non riesce a portare frutto in quei terreni aridi. Ed ecco che al silenzio si sostituiscono le parole degli uomini; e alle parole degli uomini segue il silenzio di Dio! Quante parole inutili sprechiamo, quante parole saccenti contro Dio… quante volte lo sfidiamo chiedendo segni o lo raggiriamo cercando di convincerlo a fare ciò che vogliamo noi! E Dio tace, si addolora e si meraviglia della nostra mancata conversione.
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 7
Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti
I religiosi e le religiose consacrano la loro vita
come dono totale a Cristo ed ai fratelli
e sono segno della santità della Chiesa.
† Giuseppe Agostino, Mi hai chiamato: eccomi
Art. 109 – Come appare dall’esempio e dal comando del Signore, il problema delle vocazioni consacrate è il problema fondamentale della Chiesa e nella preghiera trova la più sicura soluzione (cfr. Mt 9,37-38).