28 Giugno 2018 – Giovedì, XII del Tempo Ordinario – Sant’Ireneo (Memoria) – (2Re 24,8-17; Sal 78[79]; Mt 7,21-29): I Lettura: Alla morte di Assurbanipal, l’impero assiro vede un rapido declino tra lotte fratricide. Intanto Babilonia si rende indipendente e il suo re, Nabopolassar, proveniente dal popolo dei Kaldu (per questo chiamati Caldei) alleatosi con i Medi, distrugge Nimrud. Nel 601 a.C. il figlio, Nabucodònosor, fa di Giuda uno stato vassallo ma il re Ioiachìm cercò di ribellarsi inducendo il re caldeo ad assediare Gerusalemme e, sotto il re Ioiachìn, distrugge la città deportandone gli abitanti. Salmo: “Il salmista canta questo salmo per i giudei massacrati al tempo dei Maccabei” (Atanasio). Vangelo: “Signore, Signore” è una pia invocazione tipica della Chiesa primitiva, veniva invocato il nome di Cristo come Signore e si riceveva il carisma dell’apostolato. Ma questo non basta a rendere autentico un apostolo. Anche Paolo dirà (1Cor 13) che i carismi sono vani senza la carità. Qui Gesù indica l’adempimento della volontà del Padre come prova sicura di vero discepolato.
La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbat-terono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Riflessione: «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa…». “Chiunque tu sia, che nel flusso di questo tempo ti accorgi che, più che camminare sulla terra, stai come ondeggiando tra burrasche e tempeste, non distogliere gli occhi da questa stella, se non vuoi essere sopraffatto dalla burrasca!” (San Bernardo di Chiaravalle). Bene si addice questa preghiera di san Bernardo alla nostra meditazione di oggi. Cosa siano le burrasche nella nostra vita, lo sappiamo bene e per esperienza, magari ne siamo anche rimasti sommersi… e quante cose abbiamo perso! Sicuramente non potremo mai impedire alle burrasche di colpirci, ma possiamo evitare che ci affondino. L’antico Israele era consapevole di avere un vantaggio su tutti gli altri popoli: la vicinanza di Dio che esprimeva e ordinava il suo intimo e unico rapporto con Israele attraverso la Legge. Così Mosè esortava il popolo: «Quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?». Oltre che a una legge dalle sentenze giuste, per i figli di Giacobbe la Torah rappresentava un contratto con il Dio Vivente (cfr. Dt 4,1-8). Il Dio che si era rivelato loro, non solo promise la sua protezione, ma diede loro anche una identità, rivelò la loro origine ad immagine di Dio e diede loro una patria, geografica, ma soprattutto spirituale ed eterna. Insomma, la sicurezza per ogni uomo è sapere chi è e dove va. Non dobbiamo mai perdere di vista la nostra origine e soprattutto la nostra meta, le scopriamo entrambe dalla stessa Parola di Dio che generosamente si offre a noi. Fondando la nostra vita su queste certezze nulla potrà vincerci. Ma è pur vero che non è facile comprendere subito il significato della Parola di Dio e metterla in pratica nella specificità delle nostre esperienze di vita. Per questo dobbiamo affidarci a colei che ha saputo incarnare perfettamente Dio nella propria vita, la Vergine Maria: «Seguendo lei non puoi smarrirti, pregando lei non puoi disperare. Se lei ti sorregge non cadi, se lei ti protegge non cedi alla paura!» (San Bernardo).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Casa chiamata vita – Benedetto VI (Discorso, 27 Maggio 2006): Amici miei, una domanda si impone: “Come costruire questa casa?”. È una domanda che sicuramente si è già affacciata molte volte al vostro cuore e che ancora tante volte ritornerà. È una domanda che è doveroso porre a se stessi non una volta soltanto. Ogni giorno deve stare davanti agli occhi del cuore: come costruire quella casa chiamata vita? Gesù… ci esorta a costruire sulla roccia. Soltanto così infatti la casa non crollerà. Ma che cosa vuol dire costruire la casa sulla roccia? Costruire sulla roccia vuol dire prima di tutto: costruire su Cristo e con Cristo. Gesù dice: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24). Non si tratta qui di parole vuote dette da una persona qualsiasi, ma delle parole di Gesù. Non si tratta di ascoltare una persona qualunque, ma di ascoltare Gesù. Non si tratta di compiere una cosa qualsiasi, ma di compiere le parole di Gesù. Costruire su Cristo e con Cristo significa costruire su un fondamento che si chiama amore crocifisso. Vuol dire costruire con Qualcuno che, conoscendoci meglio di noi stessi, ci dice: “Tu sei prezioso ai miei occhi, … sei degno di stima e io ti amo” (Is 43,4). Vuol dire costruire con Qualcuno che è sempre fedele, anche se noi manchiamo di fedeltà, perché egli non può rinnegare se stesso (cfr. 2Tm 2,13). Vuol dire costruire con Qualcuno che si china costantemente sul cuore ferito dell’uomo e dice: “Non ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”(cfr. Gv 8,11). Vuol dire costruire con Qualcuno, che dall’alto della croce stende le sue braccia, per ripetere per tutta l’eternità: “Io do la mia vita per te, uomo, perché ti amo”. Costruire su Cristo vuol dire infine fondare sulla sua volontà tutti i propri desideri, le attese, i sogni, le ambizioni e tutti i propri progetti. Significa dire a se stessi, alla propria famiglia, ai propri amici e al mondo intero e soprattutto a Cristo: “Signore, nella vita non voglio fare nulla contro di Te, perché Tu sai che cosa è il meglio per me. Solo Tu hai parole di vita eterna” (cfr. Gv 6,68). Amici miei, non abbiate paura di puntare su Cristo! Abbiate nostalgia di Cristo, come fondamento della vita! … Perché non può perdere colui che punta tutto sull’amore crocifisso del Verbo incarnato.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: I cristiani che amano il mondo e quelli che lo disprezzano – “Po-trei dimostrare quale differenza ci sia fra i cristiani che amano questo mondo e coloro che lo disprezzano, anche se gli uni e gli altri si chiamano fedeli. Gli uni e gli altri sono stati purificati dal medesimo lavacro del sacro fonte, iniziati e consacrati con gli stessi sacri misteri; gli uni e gli altri sono non solo uditori, ma anche predicatori del medesimo Vangelo; eppure non sono ugualmente partecipi del regno e della luce di Dio, né eredi della vita eterna, che sola è beata. In verità Gesù, nostro Signore, stabilì non una sottile linea divisoria, ma una gran differenza non già tra gli uditori delle sue parole e coloro che non l’ascoltano, ma proprio tra coloro che l’ascoltano (cfr. Mt 7,24-27). Ascoltare quelle parole significa dunque edificare. In questo sono alla pari gli uni e gli altri, ma nel mettere o non mettere in pratica ciò che ascoltano sono tanto diversi, quanto un edificio basato sulla solidità della roccia è diverso da quello che, privo di fondamenta, è travolto dalla facile mobilità dell’arena. Ecco perché chi non ascolta non si procaccia un bene più sicuro, poiché, non edificando nulla, resta senza alcun riparo e si espone molto più facilmente ad essere travolto, trascinato e sbattuto via dalle piogge, dai fiumi e dai venti” (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Gesù al termine del lungo discorso evangelico (Mt 5-7), con il quale ha esposto lo spirito nuovo del regno di Dio, pone la folla e i suoi discepoli dinanzi alle loro concrete responsabilità: essere suoi seguaci comporta unicamente una vita pienamente donata all’Amore e agli uomini, liberamente compiacente a fare la volontà di Dio. Per entrare nel regno dei cieli non serve a nulla vantare amicizie o parentele con il Cristo oppure operare prodigi nel suo nome. La salvezza non sta nel fare miracoli, nel parlare lingue sconosciute o esorcizzare i diavoli, ma nel fare la volontà del Padre. Per Gesù, lo scollamento tra il dire e il fare pone gli uomini nella condizione di andare incontro a un giudizio avverso: in «quel giorno», nel giorno del giudizio, coloro che conoscendo la volontà di Dio, non avranno disposto o agito secondo la sua volontà (cfr. Lc 12,47), saranno condannati al «fuoco eterno» (Mt 25,41). I falsi profeti e i carismatici millantatori sono «condannati dal giudice non per la mancanza di opere buone: hanno parlato profeticamente, hanno portato gli uomini a Dio, hanno vinto satana secondo lo stile della vittoria di Cristo su di lui; hanno fatto meraviglie… ma non hanno compiuto la volontà di Dio. Per questo, coloro che si presentano con questa arroganza davanti a Dio sono chiamati operatori di “iniquità”» (Ramos). Fare la volontà di Dio è compiere ciò che Dio Padre chiede ai suoi figli attraverso la vita di ogni giorno: lavoro, famiglia, professione, impegni sociali, politici… una vita sinceramente cristiana, seria e impegnata, fortemente radicata nella concretezza del quotidiano, non con la testa tra le nuvole di gratificanti sogni. Il brano evangelico si conclude con l’immagine della casa costruita sulla roccia o sulla sabbia, con la quale Gesù pone il discepolo in modo immediato dinanzi al suo libero discernimento: egli può costruire la sua salvezza come può costruire la sua eterna rovina. L’evangelista Mt, ponendo il fare la volontà di Dio e l’ascolto delle parole di Gesù come condizione per entrare nel regno dei cieli, crea volutamente un «nesso strettissimo tra l’insegnamento di Gesù e la volontà del Padre, manifestata nella sua forma definitiva non dalla Torah, bensì dal vangelo» (Poppi). Gesù mette al centro del suo insegnamento l’uomo e lo riveste con il manto regale della libertà, un dono squisitamente divino che di lì a poco gli avrebbe elargito dall’alto di una croce.
Santo del giorno: 28 Giugno – Sant’Ireneo di Lione, Vescovo e martire: Ireneo, discepolo di san Policarpo e, attraverso di lui, dell’apostolo san Giovanni, è una figura di primaria importanza nella storia della Chiesa. Originario dell’Asia, nato con molta probabilità a Smirne, approdò in Gallia e nel 177 succedette nella sede episcopale di Lione al novantenne vescovo san Potino, morto in seguito alle percosse ricevute durante la persecuzione contro i cristiani. Pochi giorni prima delle sommosse anticristiane, Ireneo era stato inviato a Roma dal suo vescovo per chiarire alcune questioni dottrinali. Tornato a Lione, appena sedata la bufera, fu chiamato a succedere al vescovo martire, in una Chiesa decimata dei suoi preti e di gran parte dei suoi fedeli. Si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell’intera Gallia. Lui, greco, imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche. E dove non arrivò la sua voce giunse la parola scritta.
Preghiamo: O Dio, che al vescovo sant’Ireneo hai dato la grazia di confermare la tua Chiesa nella verità e nella pace, fa’ che per sua intercessione ci rinnoviamo nella fede e nell’amore, e cerchiamo sempre ciò che promuove l’unità e la concordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…