giugno, meditazioni

25 Giugno 2018

25 Giugno 2018 – Lunedì, XII del Tempo Ordinario – (2Re 17,5-8.13-15a.18; Sal 59[60]; Mt 7,1-5) – I Lettura: Gli Assiri erano un antico popolo di origine semitica stanziatosi intorno al terzo millennio a.C. nella regione dell’alto Tigri fondando la loro capitale Assur in onore del dio di cui la città divenne santuario. Da qui essi prendono il nome di Assiri. Popolo di guerrieri spietati videro nascere il loro primo impero intorno al 1100 a.C. sotto il re Tiglat-Pileser I. Ma l’apoteosi del potere assiro ebbe inizio con il re Assurnasirpal II (883-859 a.C.) che mise in atto una politica di spietata espansione incutendo terrore tra i popoli vicini che gli inviavano tributi per non essere attaccati. Egli, inoltre, trasferì la capitale a Calach. L’impero si rafforzò ulteriormente sotto Tiglatpileser III (745-747 a.C.) che migliorò l’efficienza e la sicurezza dell’impero. Tra le misure da lui adottate per ridurre le rivolte c’era la deportazione sistematica dei popoli delle province conquistate. Nel 738, dopo aver conquistato Babilonia, invase Israele, grazie al re di Giuda, Acaz, che chiese il suo intervento per una campagna contro Samarìa. Ma sotto il suo successore Salmanàssar IV, il re d’Israele Osèa si rifiuta di pagare i tributi, ciò spinse il re assiro ad assediare Samarìa che resistette per tre anni, cadendo poi nelle mani del nuovo re Sargon II. Salmo: “La Chiesa può dunque dire: Io grido ovunque, io soffro tra le tentazioni e gli scandali, come grano mescolato alla zizzania. Ma non sono abbandonata, anzi sono fondata sulla roccia. Il Cristo è la mia torre forte. A ogni tua sofferenza, ricordati che Cristo l’ha portata prima di te ed entra nella tua torre: di là, getta sul nemico le parole di Dio” (Agostino). Vangelo: Il giudizio condannato da Gesù non si riferisce alla semplice opinione che non è facile evitare. Il giudizio temerario è un giudizio di condanna che non sempre rispetta le esigenze della verità. Sarà bene tenere a mente che quando si emette un giudizio, a propria volta, si sarà giudicati sul giudizio elargito.

Togli prima la trave dal tuo occhio – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Riflessione: «Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene…». L’evangelista Matteo in questo breve ma denso brano, proclamato oggi nella Liturgia della Parola, ci porge almeno cinque insegnamenti. Anzitutto: non siamo stati creati per condannare, ma per amare; non siamo giudici ma fratelli! Secondo: chi giudica il fratello sarà giudicato da Dio e chi condanna il fratello sarà condannato da Dio! Terzo: nel cuore di molti alligna la malignità, che fa aguzzare la vista nel vedere anche i minimi difetti (le pagliuzze) nei fratelli, provandone un falso scandalo, additando così il fratello come il male e la causa di ogni cosa, di ogni situazione o evento. Quarto insegnamento: Gesù ci ricorda che molti sono affogati nel mare della fiducia orgogliosa in se stessi, nel sentirsi giusti e quindi superiori per giustizia a tutti gli altri; un orgoglio che non lascia loro vedere le proprie enormi deformità (la trave). Infine, quinto: molti sono così ipocriti da voler far credere che combattono il male (togliere la pagliuzza nell’altro), ma lo fanno (in realtà si illudono di farlo e cercano di illudere e convincere il mondo) sempre e solo negli altri e mai in se stessi (per cui la loro cecità rimane o peggio si accresce). Sempre pronti a farci giudici dei fratelli, spesso con giudizi inappellabili! Se giudichiamo è perché non amiamo, pronti a giudicare Dio e la sua volontà (accecati al punto da voler trovare travi persino negli occhi di Dio!) e pronti a giudicare il prossimo. La Scrittura, invece, ci ricorda che «la carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,4-7). Se il cuore è difettoso nell’amore, la vista sarà difettosa nel giudizio. Così sant’Agostino afferma: «Cercate di acquisire le virtù che ritenete manchino ai vostri fratelli e non vedrete più i vostri difetti, perché sarete voi a non averne» (Enarr. in Psalmos, 30,7). Basta un rozzo manovale per abbattere una parete o distruggere un casolare, ma solo un vero maestro saprà costruire opere d’arte. E noi cosa siamo?

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Non giudicate, per non essere giudicati – Papa Francesco (Angelus, 16 Febbraio 2014): Con questo, Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia. Neppure sparlare su di lui. Arriviamo alle chiacchiere: le chiacchiere, pure, possono uccidere, perché uccidono la fama delle persone! È tanto brutto chiacchierare! All’inizio può sembrare una cosa piacevole, anche divertente, come succhiare una caramella. Ma alla fine, ci riempie il cuore di amarezza, e avvelena anche noi. Vi dico la verità, sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerà santo!

Non giudicate – Mons. Giuseppe Marciante, Vescovo (Omelia, 21 Febbraio 2016): Papa Francesco ci ha tracciato un programma per essere misericordiosi come il Padre, un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace; esso è sintetizzato in pochi versetti del Vangelo di Luca «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,37-38). Solo Dio può giudicare, perché solo lui sa cosa c’è nel cuore di ogni uomo. Condannare significa uccidere la speranza del riscatto. Perdonare è moltiplicare il dono.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello? [Mt 7,3]. Questa è una colpa in cui cadono tuttora molti uomini. Se vedono che un religioso ha un abito in più, subito gli rinfacciano la regola di povertà che il Signore ha dato; ma non tengono conto che essi rubano a più non posso e ogni giorno accumulano ingiuste ricchezze. E se vedono che prende un po’ più di cibo, subito assumono il ruolo dei severi accusatori, essi che passano tutta la loro vita negli eccessi del bere e del mangiare. Non si accorgono che così facendo attirano sul loro capo, oltre a quanto già meritano per i loro delitti, un fuoco ancor più intenso e che, giudicando gli altri in tal modo, privano se stessi di ogni scusa e attenuante» (San Giovanni Crisostomo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Non giudicate, per non essere giudicati – «Non giudicare: questa è un’afferma-zione secca e tipicamente evangelica. Fuori di questo contesto, noi facilmente sentiremo dire: non giudicate male, non siate severi nel giudicare, non giudicate quando non vi riguarda la cosa o la persona. Gesù dice “non giudicare”: perché è impossibile che tu sia perfetto e di ogni imperfezione sarai giudicato e c’è una sola condizione per non essere giudicato sulle tue imperfezioni: quella di non giudicare nessuno. Sembra che Dio voglia lasciarsi legare le mani. Nel giorno del giudizio Io non ti giudico se tu non hai giudicato. Vale a dire non ti posso condannare se tu non hai condannato; ma se tu hai condannato e mi chiedi di non condannarti io debbo applicare la legge che hai applicato tu: ti debbo condannare. Non giudicare e non sarai giudicato questa è l’ammonizione provvidenziale perché non c’è niente di più facile per noi che giudicare come non c’è niente di più antipatico, perfino odioso, che sentirsi giudicati e quando dico sentirsi giudicati intendo dire che veniamo disapprovati, rifiutati; comunque veniamo messi sulla bilancia e ritenuti negativi, anche se il giudizio, tutto sommato, alla fine può essere non molto pesante. Se volete giudicare, volete proprio sbagliare. E ricordatevi il metro che userete sarà usato con voi. Non giudicate affatto e non sarete giudicati, ma se giudicate con misura generosa così sarà applicata a voi la misura. Questo nello stesso tempo ci dà respiro, ci solleva perché avremo modo di sfuggire al giudizio severo di Dio. Quale fu il tuo giudizio su tuo fratello? Quello sarà il giudizio di Dio su di te. Questa è la prima affermazione di Gesù che io chiamerei “ammonizione”. Poi c’è l’altra, ecco: hai giudicato, adesso ti giustifichi dicendo che lo fai per correggere il tuo fratello, perché tu volendo eliminare il suo difetto, glielo indichi. Se tu vuoi correggere il prossimo guarda prima bene dentro di te; guarda, perché tu solo puoi farlo, la tua coscienza, leggi nei tuoi pensieri, computerizza le tue affermazioni, le tue parole; memorizzale, riflettici su, e anche le azioni che compi, se possibile, girale per ogni verso e vedi quali intenzioni hai avuto nell’operare. Sono state sempre buone le intenzioni, buone le azioni, buone le parole, buoni i pensieri, buoni i propositi, buoni i palpiti, i sentimenti del cuore? Vedi verso quale direzione è andato il movimento del tuo cuore, della tua mente, se ti vuoi ergere ad ammonitore del tuo prossimo, prima ammonisci te stesso. Facilmente ti capiterà di vedere grosso il difetto del tuo prossimo, piccolo il tuo. Il suo filo ti sembrerà una trave e la tua trave ti sembrerà meno di un filo. Tu che provi a giudicare non consolarti col dire che lo vuoi correggere. Intanto questo discorso si riferisce al giudizio a cui non siamo chiamati. Non siamo tenuti al giudizio gratuito e spesso anche malevolo. Della correzione fraterna si parlerà nel capitolo diciottesimo dove Gesù ci insegna a correggere quando la carità ci obbliga, quando la necessità lo richiede, per evitare danni. Qui si rimprovera colui che si produce in giudizio gratuito e spesso anche severo. Allora se vuoi essere giudice, siilo prima di te stesso; se vuoi essere correttore, prima siilo di te stesso» (P. Guglielmo Alimonti).

Santo del giorno: 25 Giugno – Santi Domenico Henares e Francesco Do Minh Chieu, Vescovo e laico, martiri: Francesco Do Minh Chieu, nato da famiglia cristiana in Vietnam, era fedele catechista e collaboratore del suo vescovo, s. Domenico Henares O.R, quando, nel 1838, scoppiò la persecuzione anticristiana. I persecutori stendevano sulle strade dei crocifissi e riconoscevano i cristiani dal fatto che essi non solo evitavano di calpestare la croce, ma anzi la veneravano. Francesco, attraversando una di queste strade, si affrettò a togliere tutti i crocifissi perché non venissero calpestati dai passanti, e se li strinse al petto con profonda venerazione. Fu violentemente percosso, arrestato e condannato alla decapitazione “per aver rifiutato di calpestare la croce”.

Preghiamo: Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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