16 Giugno 2018 – Sabato, X del Tempo Ordinario – (1Re 19,19-21; Sal 15[16]; Mt 5,33-37) – I Lettura: “Elìa comincia il suo viaggio di ritorno e subito incontra il successore scelto da YHWH. L’investitura di Elisèo per opera di Elìa richiama il trattamento di Elìa da parte di YHWH: egli «passa vicino» a Elisèo e gli comanda: «Va’ e torna…». Il ritorno di Elìa al mondo ordinario del cibo e della società coincide con l’abbandono da parte di Elisèo della propria famiglia e della propria vita precedente per seguire Elìa” (Nuovo Grande Commentario Biblico). Salmo: “Il Cristo è venuto nel tempo, ma non ha mai distolto lo sguardo dall’Eterno: dopo aver compiuta la sua missione, ritorna là correndo” (Agosti-no). Vangelo: “La Legge mosaica proibiva tassativamente lo spergiuro, cioè la violazione del giuramento. Al tempo di Gesù la pratica del giuramento era caduta nell’abuso […]. Accanto all’abuso del giuramento ne era sorto un altro… quello di legittimare la sua inadempienza. Tutto ciò costituiva una mancanza di rispetto verso Dio… Gesù definisce il principio che i suoi discepoli sono tenuti a seguire in questa materia”: «Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”» (Bibbia di Navarra, nota).
Io vi dico: non giurate affatto – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Riflessione: «Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal maligno». La riflessione che oggi la Scrittura ci invita a fare riguarda l’uso del linguaggio: la parola è un dono ma può anche diventare un’arma; è capace di creare comunione ma può anche far scoppiare guerre; può essere usata per difendere o accusare, per consolare od offendere. Possiamo dire che la parola non è mai neutra ma porta con sé una spinta verso l’alto, innalzandoci fino a Dio, o verso il basso, sprofondandoci negli abissi del Male. Basti pensare all’importanza che l’intera Scrittura dona alla “parola”. È la Parola che crea ogni cosa all’origine della storia; ed è l’incomprensione della parola, gli uni degli altri, la conseguenza del peccato degli uomini di Babele. Dio si rivela come Parola, ed è la Parola, unica e definitiva, che si fa carne in Gesù Cristo. “La sobrietà del linguaggio è uno degli aspetti della saggezza evangelica. È saggio colui che non si illude più di poter cambiare le situazioni e le persone a forza di parole. Il linguaggio del discepolo è dunque un linguaggio essenziale, ossia un linguaggio usato per comunicare le cose più fondamentali, con semplicità e umiltà, senza affaticarsi nella costruzione di argomentazioni su argomentazioni per dimostrare di avere ragione a chissà chi. Ogni complicazione, o contorsione di linguaggio (e di pensiero), viene dal maligno. Arrivano a questa sapienza quei discepoli che capiscono il vero senso del silenzio di Cristo dinanzi a Erode e dinanzi al sommo sacerdote. Avrebbe potuto fare un miracolo, come Erode gli chiedeva, e non lo ha fatto (cfr. Lc 23,8). Avrebbe potuto esporre a Erode un sunto della sua dottrina, visto che quello lo interrogava con molte domande (cfr. Lc 23,9), e non lo ha fatto. Avrebbe potuto anche al sommo sacerdote spiegare in poche battute il senso della propria missione, e non lo ha fatto, nonostante le insistenze di questi (cfr. Gv 18,19-22). Cristo, durante la Passione, pronuncia soltanto poche ed essenziali parole. Il resto è tutto silenzio. Vi sono situazioni in cui davvero l’unica risposta saggia è il silenzio, dopo che le parole essenziali, già pronunciate, sono cadute nella trascuratezza di colui a cui potevano giovare, se avesse voluto ascoltarle” (E. Cuffaro).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il secondo comandamento – Catechismo degli Adulti 882: Il secondo comandamento “Non nominare il nome di Dio invano” prescrive il rispetto del nome santo di Dio e il silenzio adorante davanti al mistero. Contraddicono questo atteggiamento: la bestemmia, che è abuso della parola con un oltraggio diretto; il sacrilegio, con cui si trattano indegnamente persone, luoghi e oggetti sacri; la simonia, con cui si scambiano beni spirituali con danaro e vantaggi materiali; il giuramento falso, che fa di Dio il garante di una menzogna; il mancato adempimento di un voto, con cui ci si è obbligati davanti a Dio a fare un’opera possibile e migliore del suo contrario; ogni discorso presuntuoso su Dio.
Ma io vi dico: non giurate affatto – CCC 2153-2155: Gesù ha esposto il secondo comandamento nel Discorso della montagna: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!”. Ma io vi dico: non giurate affatto… sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno». Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l’attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione. Seguendo san Paolo, la Tradizione della Chiesa ha inteso che la parola di Gesù non si oppone al giuramento, allorché viene fatto per un motivo grave e giusto (per esempio davanti ad un tribunale). “Il giuramento, ossia l’invocazione di Dio a testimonianza della verità, non può essere prestato se non secondo verità, prudenza e giustizia”. La santità del nome divino esige che non si faccia ricorso ad esso per cose futili e che non si presti giuramento in quelle circostanze in cui esso potrebbe essere interpretato come un’approvazione del potere da cui ingiustamente venisse richiesto. Quando il giuramento è esigito da autorità civili illegittime, può essere rifiutato. Deve esserlo allorché è richiesto per fini contrari alla dignità delle persone o alla comunione ecclesiale.
… il di più viene dal Maligno: Il coraggio della verità – Catechismo dei Fanciulli (Venite con me 5): Sincerità e lealtà devono regolare i rapporti tra le persone. Solo così possiamo avere fiducia gli uni negli altri. Ci sono momenti in cui costa fatica dire la verità e mantenere la parola data. Eppure la bugia e l’inganno sono segno di viltà o di poco coraggio. Per vivere insieme, dobbiamo essere leali e sinceri, anche quando costa sacrificio. Gesù non ha mai nascosto nulla. Non ha avuto timore di dire la verità, anche se ciò gli è costato la vita.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Moderazione nel parlare – “Sta scritto: Dalle tue parole sarai condannato [Mt 12,37]. Che necessità c’è dunque di affrettarsi al pericolo della condanna parlando, se tacendo puoi essere più sicuro? Ho visto moltissimi cadere in peccato parlando, e forse neppure uno tacendo; per questo è più difficile saper tacere che saper parlare. Conosco molti che sanno parlare, ma non sanno tacere. Ed è raro che qualcuno taccia, benché parlare non gli giovi. Dunque, chi sa tacere è sapiente; per questo la sapienza di Dio ha detto: Il Signore mi ha dato una lingua saggia, per quando sia necessario parlare [Is 50,4]. Dunque, giustamente saggio è chi sa dal Signore quando debba parlare. Per questo dice la Scrittura: Il sapiente tace fino a suo tempo [Sir 20,7]. Perciò i santi del Signore, che sapevano come la voce dell’uomo è per lo più annuncio di peccato e il discorso umano è inizio di umano errore, amavano tacere. Per questo un santo del Signore dice: Ho detto: Custodirò le mie vie, per non peccare con la mia lingua [Sal 38,2]; sapeva e aveva letto che è frutto della divina protezione se l’uomo sa liberarsi dal flagello della sua lingua [Gb 5,21] e dalla testimonianza della sua coscienza. Siamo infatti fustigati dal tacito obbrobrio dei nostri pensieri e dal giudizio della nostra coscienza; siamo fustigati anche dai flagelli della nostra voce quando parliamo di ciò che colpisce la nostra anima e ferisce il nostro spirito. Chi infatti ha il cuore mondo dall’inondazione dei peccati, non pecca con la sua lingua. Perciò, vedendo che nessuno può mantenere la bocca immacolata dall’immon-dizia delle parole, il salmista si era imposto la legge di un silenzio innocente, per sfuggire, tacendo, la colpa che a stento poteva sfuggire parlando” (Sant’Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Satana, padre della menzogna – J. Cambier e P. Grelot: (Per precipitare gli uomini nell’universo menzognero) che si leva dinanzi a Dio in atto di sfida, esistono guide ingannatrici a tutte le epoche. Il Vecchio Testamento conosce profeti di menzogna, di cui Dio all’occasione si fa gioco (1Re 22,19-23), ma che più spesso i veri profeti denunziano in termini severi: così Geremia (5,31; 23,9-40; 28,15 S; 29,31s), Ezechiele (13) e Zaccaria (13,3). Invece della parola di Dio, essi portano al popolo messaggi alterati. Nel Nuovo Testamento Gesù denuncia allo stesso modo le guide cieche del popolo ebraico (Mt 23,16). Questi ipocriti, che rifiutano di credere in lui, sono dei mentitori (Gv 8,55). Preludono agli altri mentitori che sorgeranno in tutti i secoli per staccare gli uomini dal vangelo: anticristi (1Gv 2,18-28), falsi apostoli (Ap 2,2), falsi profeti (Mt 7,15), falsi messia (Mt 24,24; cfr. 2Ts 2,9), falsi dottori (2Tm 4,3s: 2Pt 2,1ss; cfr. 1Tm 4,1s), senza contare i Giudei che impediscono la predicazione del vangelo (1Ts 2,14ss), ed i falsi fratelli, nemici del vero vangelo (Gal 2,4). Altrettanti fautori di menzogna che i cristiani devono affrontare, come Paolo faceva per il mago Elimas (At 13,8 ss). Il mondo è cosi diviso in due campi: quello del bene e quello del male, quello della verità e quello della menzogna, nel duplice senso morale e religioso. Il primo è concretamente quello di Dio. Anche il secondo ha un capo: Satana, l’antico serpente che seduce il mondo intero (Ap 12,9) dal giorno in cui sedusse Eva (Gen 3,13) e, separandola dall’albero della vita, fu «omicida fin dall’inizio» (Gv 8,44). Egli spinge Anania e Safira a mentire allo Spirito Santo (At 5,3), ed il mago Elimas è suo «figlio» (At 13,10). Da lui dipendono i Giudei increduli che rifiutano di credere in Gesù: essi sono i figli del diavolo, mentitore e padre della menzogna (Gv 8,41-44); perciò vogliono uccidere Gesù, perché «ha detto loro la verità» (Gv 8,40). Egli suscita i falsi dottori, nemici della verità evangelica (1Tm 4,2); e, per guerreggiare contro i cristiani (Ap 12,17), dà i suoi poteri alla bestia del mare, l’impero «totalitario» alla bocca piena di bestemmie (13,1-8); e la bestia della terra, che si serve dei falsi profeti per ingannare gli uomini e far loro adorare l’idolo menzognero, dipende ancora da lui (13,11-17). L’asse del mondo passa tra questi due campi, ed è necessario che i cristiani non si lascino sedurre dalle astuzie del demonio al punto che la loro fede si corrompa (2Cor 11,3). Per rimanere nella verità essi devono quindi pregare Dio di liberarli dal maligno (Mt 6,13).
Santo del giorno: 16 Giugno – Beato Tommaso Reding, Monaco certosino, martire: Diciotto monaci Certosini di Londra morirono martiri tra il 1535 e il 1537, durante la persecuzione scatenata dal re Enrico VIII d’Inghilterra dopo lo scisma. Per aver rifiutato di disconoscere l’autorità del Papa dieci monaci vennero imprigionati il 29 maggio 1537 nel carcere di Newgate, dove morirono di stenti: tra essi il 16 giugno 1537 fu la volta di Thomas Reding. Papa Leone XIII lo beatificò il 9 dicembre 1886 insieme ad altri martiri della medesima persecuzione.
Preghiamo: O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…