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15 Giugno 2018

15 Giugno 2018 – Venerdì, X del Tempo Ordinario – (1Re 19,9.11-16; Sal 26[27]; Mt 5,27-32) – I Lettura: “Il c. 19 offre un vivido ritratto del profeta davanti al suo Dio, sebbene il tema del conflitto tra yahwismo e baalismo sia ancora presente. Elìa intraprende un pellegrinaggio all’Oreb, il monte delle teofanie sperimentate da Mosè (Es 3-4; 33,18-34,8), per esporre il suo lamento dinanzi a YHWH; lì, in risposta, egli fa esperienza di una rivelazione e riceve un incarico” (Nuovo Grande Commentario Biblico). Salmo: “Quando un uomo cerca il volto di Dio, vede la gloria di Dio svelata; e, divenuto uguale agli angeli, vede sempre il volto del Padre, che è nei cieli” (Origene). Vangelo: “Le parole di Gesù non citano alla lettera un precetto dell’AT, ma alludono a Dt 24,1-4. Unione illegittima è probabilmente una resa più precisa del greco pornéa rispetto a concubinato” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota). Gesù con l’espressione forte e decisa «cavalo», vuole sottolineare che il discepolato esige radicalità e fermezza.

Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

Riflessione: «Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te». Il Vangelo oggi si sofferma sullo scandalo e sull’adulterio: ci soffermiamo ai casi in cui tali peccati si assommano: pensiamo a quanti, avendo liberamente scelto, dopo un cammino di fidanzamento, di unirsi in matrimonio, accogliendo e donandosi totalmente e reciprocamente, si riprendono il dono offerto al proprio coniuge, gli occhi, la mente, il cuore, la carne, per ridonarli ad altri “partner”, tradendo profondamente Dio e il Sacramento nuziale, tradendo profondamente il prossimo e le promesse fatte al proprio congiunto, e tradendo profondamente anche se stessi nella misura in cui non si è capaci di tener fede alla parola data, manifestandosi prigionieri delle proprie passioni, evidenziando i limiti di una immaturità affettiva e denunciando la propria schiavitù della ragione sottomessa agli istinti della carne. Si è di scandalo, così, a se stessi, al proprio coniuge e all’intera comunità cristiana. Ma soprattutto si è di scandalo verso i propri figli, privandoli, per seguire il proprio egoismo, della serenità di una vita familiare equilibrata, naturalmente unita, sacramentalmente ricca di grazia e socialmente stabile. È lo scandalo verso i più piccoli, che spesso diventano le vere vittime di ogni fallimento matrimoniale. Così afferma papa Francesco: “La Chiesa, sebbene comprenda le situazioni conflittuali che i coniugi devono attraversare, non può cessare di essere voce dei più fragili, che sono i figli che soffrono, spesso in silenzio. Oggi, nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell’anima dei bambini. Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale? … Il divorzio è un male, ed è molto preoccupante la crescita del numero dei divorzi. Per questo… il nostro compito pastorale più importante riguardo alle famiglie, è rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite, in modo che possiamo prevenire l’estendersi di questo dramma” (Amoris Laetitia 246).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Dio parla nel silenzio – Benedetto XVI (Udienza Generale, 10 Agosto 2011): In ogni epoca, uomini e donne che hanno consacrato la vita a Dio nella preghiera – come i monaci e le monache – hanno stabilito le loro comunità in luoghi particolarmente belli, nelle campagne, sulle colline, nelle valli montane, in riva ai laghi o al mare, o addirittura su piccole isole. Questi luoghi uniscono due elementi molto importanti per la vita contemplativa: la bellezza del creato, che rimanda a quella del Creatore, e il silenzio, garantito dalla lontananza rispetto alle città e alle grandi vie di comunicazione. Il silenzio è la condizione ambientale che meglio favorisce il raccoglimento, l’ascolto di Dio, la meditazione. Già il fatto stesso di gustare il silenzio, di lasciarsi, per così dire, “riempire” dal silenzio, ci predispone alla preghiera. Il grande profeta Elia, sul monte Oreb – cioè il Sinai – assistette a un turbine di vento, poi a un terremoto, e infine a lampi di fuoco, ma non riconobbe in essi la voce di Dio; la riconobbe invece in una brezza leggera (cfr. 1Re 19,11-13). Dio parla nel silenzio, ma bisogna saperlo ascoltare. Per questo i monasteri sono oasi in cui Dio parla all’umanità; e in essi si trova il chiostro, luogo simbolico, perché è uno spazio chiuso, ma aperto verso il cielo.

Il tuo volto, Signore, io cerco – Benedetto XVI (Udienza Generale, 13 Gennaio 2013): In tutto l’Antico Testamento è ben presente il tema della “ricerca del volto di Dio”, il desiderio di conoscere questo volto, il desiderio di vedere Dio come è, tanto che il termine ebraico pānîm, che significa “volto”, vi ricorre ben 400 volte, e 100 di queste sono riferite a Dio: 100 volte ci si riferisce a Dio, si vuol vedere il volto di Dio. Eppure la religione ebraica proibisce del tutto le immagini, perché Dio non si può rappresentare, come invece facevano i popoli vicini con l’adorazione degli idoli; quindi, con questa proibizione di immagini, l’Antico Testamento sembra escludere totalmente il “vedere” dal culto e dalla pietà. Che cosa significa allora, per il pio israelita, tuttavia cercare il volto di Dio, nella consapevolezza che non può esserci alcuna immagine? La domanda è importante: da una parte si vuole dire che Dio non si può ridurre ad un oggetto, come un’immagine che si prende in mano, ma neppure si può mettere qualcosa al posto di Dio; dall’altra parte, però, si afferma che Dio ha un volto, cioè è un «Tu» che può entrare in relazione, che non è chiuso nel suo Cielo a guardare dall’alto l’umanità. Dio è certamente sopra ogni cosa, ma si rivolge a noi, ci ascolta, ci vede, parla, stringe alleanza, è capace di amare. La storia della salvezza è la storia di Dio con l’umanità, è la storia di questo rapporto di Dio che si rivela progressivamente all’uomo, che fa conoscere se stesso, il suo volto.

… commette adulterio – CCC 2336: Gesù è venuto a restaurare la creazione nella purezza delle sue origini. Nel discorso della montagna dà un’interpretazione rigorosa del progetto di Dio: «Avete inteso che fu detto: “Non commettere adulterio”; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5,27-28). L’uomo non deve separare quello che Dio ha congiunto. La Tradizione della Chiesa ha considerato il sesto comandamento come inglobante l’insieme della sessualità umana.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: L’intenzione del cuore – “Ammettiamolo pure: l’occhio si è casualmente posato. L’animo, però non si soffermi con desiderio. Non è colpa il vedere, ma dobbiamo guardarci che da esso scaturisca il peccato. L’occhio corporale vede, il pudore dell’animo, tuttavia, tenga a freno gli occhi del cuore. Abbiamo il Signore maestro di spiritualità e, a un tempo, di dolcezza. Il profeta ha detto: Non guardare alla bellezza di una cortigiana (Pr 5,3). Il Signore, tuttavia, ha affermato: Chiunque guarderà una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Mt 5,28). Non ha detto: «Chiunque guarderà» ha commesso adulterio, ma «chiunque guarderà per desiderarla». Non vuole imporre limiti di sorta alla vista, bensì fa questione di sentimento. Santo il pudore che ama tenere a freno gli occhi del corpo, così che spesso non vediamo addirittura ciò che ci è innanzi. Apparentemente, l’occhio vede ogni cosa che gli si pari davanti, ma se non si aggiunge l’intenzione, questo nostro vedere, di cui la carne ci dà la possibilità, riesce vano. Dunque, vediamo con la mente più che con il corpo. La carne abbia pure veduto il fuoco, non teniamoci, però, la fiamma stretta in grembo, nel segreto, cioè, della mente nell’intimo dell’animo. Non facciamo penetrare il fuoco nelle ossa, non incateniamoci da noi stessi, non parliamo con gente da cui emani ardente la fiamma della colpa” (Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Oggi la parola “libertà” è sulla bocca di tutti; libertà una paroletta magica che giustifica tutto, adulterio, aborto, divorzio, unioni civili, convivenza, droga, pornografia… La libertà, per il Catechismo della Chiesa Cattolica, «è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell’uo-mo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine» (1731). Quindi, la libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, allora, libertà non significa libertinaggio (cfr. Rm 6,15; 1Cor 6,12; Gal 5,13; 1Pt 2,16; Gd 4): il suo esercizio «non implica il diritto di dire e di fare qualsiasi cosa. È falso pretendere che l’uomo, soggetto della libertà, sia un “individuo sufficiente a se stesso ed avente come fine il soddisfacimento del proprio interesse nel godimento dei beni terrestri”. Peraltro, le condizioni d’ordine economico e sociale, politico e culturale richieste per un retto esercizio della libertà troppo spesso sono misconosciute e violate. Queste situazioni di accecamento e di ingiustizia gravano sulla vita morale ed inducono tanto i forti quanto i deboli nella tentazione di peccare contro la carità. Allontanandosi dalla legge morale, l’uomo attenta alla propria libertà, si fa schiavo di se stesso, spezza la fraternità coi suoi simili e si ribella contro la volontà divina» (CCC 1740). Non in se stesso, ma in Cristo l’uomo trova la vera libertà (Gal 5,1), ed essa trova la sua piena esplicazione nel compiere il bene (CCC 1733), nel servire Dio (Rm 6,22; 14,18), rispettando la carità per l’edifica-zione di tutti (1Cor 8,9). L’uomo trova la sua grandezza solo nella libertà che gli è stata donata da Cristo e la sua vera dignità sta nel fatto che Dio lo ha creato «ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell’iniziativa e della padronanza dei suoi atti… e in questo è simile a Dio, creato libero nel suo arbitrio e potere» (CCC 1730).

Santo del giorno: 15 Giugno – San Vito, Adolescente martire: Non si conosce la sua origine, anche se una “Passio” di nessun valore storico, lo fa nascere in Sicilia da padre pagano e lo vuole incarcerato sette anni perché cristiano. L’unica notizia attendibile su di lui si trova nel Martirologio Gerominiano, da cui risulta che Vito visse in Lucania. Popolarissimo nel medioevo, egli fu inserito nel gruppo dei Ss. Ausiliatori, i santi la cui intercessione veniva considerata molto efficace in particolare occasioni e per sanare determinate malattie. Egli veniva invocato per scongiurare la lettargia, il morso di bestie velenose o idrofobe e il “ballo di San Vito”. In proposito la leggenda racconta che Vito, da bambino, abbia guarito il figlio di Diocleziano, suo coetaneo, ammalato di epilessia.

Preghiamo: O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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