gugno, meditazioni

11 Giugno 2018

11 Giugno 2018 – Lunedì, X del Tempo Ordinario – San Barnaba (Memoria) – (At 11,21b-26; 13,1-3; Sal 97[98]; Mt 10,7-13) – I Lettura: La comunità di Gerusalemme si sente responsabile di quanto accade nell’intero ambito della missione cristiana. Per questo invia Bàrnaba con compiti di supervisione. Egli chiama Paolo, ritornato a Tarso dopo la conversione. Salmo: Cantate al Signore… “I due avventi del Cristo. Il canto nuovo canta le meraviglie del Signore. Sono tutte le guarigioni del Vangelo e soprattutto la sua stessa risurrezione: mai si è inteso nulla di simile” (Cassiodoro). Vangelo: Gesù, nell’inviare gli apostoli, dà delle indicazioni ben precise sul dove, come e cosa fare. Una predicazione caratterizzata necessariamente da un atteggiamento sobrio e nutrito dalla consapevolezza della gratuità dei doni ricevuti.

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

Riflessione: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». La gratuità è fondamento della missionarietà. Quando parliamo di gratuità, purtroppo, il pensiero va subito ai soldi, alle offerte, al sostentamento (seppur legittimo, come Gesù stesso afferma sottolineando il diritto alla ricompensa dovuta a chi lavora per il Regno di Dio). Dovremmo cercare, invece, di andare alla radice più bella della parola: qualcosa data gratuitamente è qualcosa che viene data per grazia (gratis, in latino). Quindi potremmo anche cambiare le parole evangeliche su riportate affermando così: ciò per grazia avete ottenuto, per grazia dovete offrire! Dio non concede la sua misericordia e la sua grazia con faziosità: «La sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera» (Gc 3,17). Una sapienza imparziale, data a tutti, senza eccezioni, perché Dio «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). Tale deve essere il modello del nostro apostolato, della nostra missionarietà, della nostra testimonianza: a casa, al lavoro, tra i parenti o amici, senza distinzioni, senza classifiche, senza catalogare o indicizzare. Come deve essere il nostro agire? Ce lo indica chiaramente il Maestro: «Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi» (Lc 6,27-28.32-33.35). Gesù parla chiaro, il Vangelo non ammette interpretazioni al ribasso, non concede deroghe e non offre vie secondarie: amare come Dio, operare come lui, donarsi come lui, donare come lui, significa dare tutto, sempre, senza misura, senza aspettare nulla: tutto è dono, tutto è gratuità, tutto è grazia ricevuta, donata e condivisa.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Barnaba, apostolo – Benedetto XVI (Udienza Generale, 31 Gennaio 2007): Barnaba significa «figlio dell’esortazione» (At 4,36) o «figlio della consolazione» ed è il soprannome di un giudeo-levita nativo di Cipro. Stabilitosi a Gerusalemme, egli fu uno dei primi che abbracciarono il cristianesimo, dopo la risurrezione del Signore. Con grande generosità vendette un campo di sua proprietà consegnando il ricavato agli Apostoli per le necessità della Chiesa (cfr. At 4,37). Fu lui a farsi garante della conversione di Saulo presso la comunità cristiana di Gerusalemme, la quale ancora diffidava dell’antico persecutore (cfr. At 9,27). […] I due, Paolo e Barnaba, entrarono poi in contrasto, all’inizio del secondo viaggio missionario, perché Barnaba era dell’idea di prendere come compagno Giovanni Marco, mentre Paolo non voleva, essendosi il giovane separato da loro durante il viaggio precedente (cfr. At 13,13; 15,36-40). Quindi anche tra santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i santi non sono “caduti dal cielo”. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. E così Paolo, che era stato piuttosto aspro e amaro nei confronti di Marco, alla fine si ritrova con lui. Nelle ultime Lettere di san Paolo, a Filèmone e nella seconda a Timoteo, proprio Marco appare come “il  mio collaboratore”. Non è quindi il non aver mai sbagliato, ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi. E tutti possiamo imparare questo cammino di santità.

… mandarono Bàrnaba ad Antiòchia… – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 13 Dicembre 1989): Era una sorta di ispezione decisa dalla comunità che, essendo quella originaria, si attribuiva il compito della vigilanza sulle altre Chiese (cfr. At 8,14; 11,1; Gal 2,2). Barnaba andò ad Antiochia: e quando vi giunse “vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore…”. È un altro momento decisivo per la nuova fede fondata nell’alleanza in Cristo, crocifisso e risorto. Anche la nuova denominazione di “Cristiani” manifesta la solidità del vincolo che unisce fra loro i membri della comunità. La “Penteco-ste dei pagani” illuminata dalla predicazione e dal comportamento di Pietro porta progressivamente a compimento l’annuncio di Cristo sullo Spirito Santo: “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16,14). L’affermarsi del cristianesimo sotto l’azione dello Spirito Santo attua con evidenza crescente la glorificazione del “Signore Gesù”.

Timore di Dio e perseveranza nella fede – Papa Francesco (Udienza Generale, 11 Giugno 2014): Nella liturgia di oggi ricordiamo San Barnaba, apostolo. Insieme a San Paolo fu diffusore del Vangelo in mezzo ai pagani. Pieno di Spirito Santo, di zelo e di fede donò senza riserve la sua vita a Cristo. Subì la morte nel martirio. Impariamo da lui il timore di Dio e la perseveranza nella fede. Con coraggio annunciamo al mondo il messaggio evangelico.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Considerate la dignità degli apostoli e la grandezza del loro ministero… Gesù li manda come messaggeri per promettere agli altri infiniti beni, ma promette e preannunzia loro soltanto tribolazioni e sofferenze. Per far sì che essi abbiano pieno credito ovunque, dice loro: Sanate infermi, risuscitate morti, mondate lebbrosi, scacciate demòni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Notate: Gesù ha cura di formarli non meno che di far compiere loro quei miracoli; perciò mostra loro che i prodigi non sono niente se non sono accompagnati da una vita onesta: «Gratuitamente avete ricevuto – egli dice – gratuitamente date». Con queste parole reprime la loro vanità e provvede a tenerli lontani dall’avidità dei beni. Perché non pensino che così grandi miracoli siano opera loro, e quindi non se ne glorino, egli sottolinea: «Gratuitamente avete ricevuto»: cioè voi non darete niente di vostro a coloro che riceveranno la vostra opera, e i miracoli che compirete non saranno frutto e ricompensa delle vostre fatiche. È per mia grazia che li farete; e questa grazia ricevuta da me gratuitamente, gratuitamente dovrete distribuirla agli altri” (San Giovanni Crisostomo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il Vangelo ci ricorda che la Chiesa cattolica «deve operare instancabilmente “af-finché la parola di Dio si diffonda e sia glorificata” [2Ts 3,1]» (DH 14), e questa costatazione deve suscitare in noi due convinzioni. Innanzi tutto, evangelizzare è sempre un atto profondamente ecclesiale: «La prima convinzione è che evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa, e il suo gesto è certamente collegato mediante rapporti istituzionali, ma anche mediante vincoli invisibili e radici profonde dell’ordine della grazia, all’attività evangelizzatrice di tutta la Chiesa. Ciò presuppone che egli agisca non per una missione arrogatasi, né in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (Evangelii Nuntiandi 60). Poi, l’evangelizzatore deve operare in comunione con la Chiesa: «Come conseguenza, la seconda convinzione: se ciascuno evangelizza in nome della Chiesa, la quale a sua volta lo fa in virtù di un mandato del Signore, nessun evangelizzatore è padrone assoluto della propria azione evangelizzatrice, con potere discrezionale di svolgerla secondo criteri e prospettive individualistiche, ma deve farlo in comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori. La Chiesa, l’abbiamo già rilevato, è tutta intera evangelizzatrice. Ciò significa che, per il mondo nel suo insieme e per ogni singola parte del mondo ove si trovi, la Chiesa si sente responsabile del compito di diffondere il Vangelo» (ibidem). I secoli passati hanno visto da un lato, la diffusione universale del cattolicesimo che ha raggiunto tutti i cinque continenti, dall’altro, una diffusione della secolarizzazione che ha portato alla laicizzazione della società e quindi a un forte allontanamento dalla Chiesa. Si è ridotto il numero degli operai, ed è vero, ma è pur vero che quando l’inedia assale il cuore, allora la fede langue e il mondo rimane sempre più indifferente al fatto religioso. Bisogna ripartire dalla gioia dell’incontro con il Risorto e allora i passi ritorneranno a lambire ancora una volta le terre più lontane.

Santo del giorno: 11 Giugno – Beata Maria del Sacro Cuore di Gesù (Maria Schininà Arezzo): “La beata di oggi era una nobile, come si evince dal nome che per intero suona così: Maria Schininà (cognome del padre) Arezzo (della madre) dei marchesi di Sant’Elia, baroni del Monte e dei duchi di San Filippo delle Colonne. Nata a Ragusa nel 1844, condusse vita signorile fino a quando – morto il padre e sposatisi tutti i fratelli – rimase sola con la madre. Iniziò così il cammino verso i poveri, abbattendo le barriere non solo di censo, ma soprattutto culturali, ai tempi fortissime. Riprovata da fratelli e conoscenti per essersi spogliata degli averi di famiglia, fu chiamata dal carmelitano Salvatore La Perla a dirigere le Figlie di Maria, dedite al soccorso dei poveri. Nel 1889 fondò le Suore del Sacro Cuore, che furono molto attive nel terremoto di Messina. Prese il nome di Maria del Sacro Cuore. Morì nel 1910. È beata dal 1990. Il palazzo dove nacque è oggi sede del vescovado di Ragusa” (Avvenire).

Preghiamo: O Padre, che hai scelto san Barnaba, pieno di fede e di Spirito Santo, per convertire i popoli pagani, fa’ che sia sempre annunziato fedelmente, con la parola e con le opere, il Vangelo di Cristo, che egli testimoniò con coraggio apostolico. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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