liturgia

10 Giugno 2018 – X del Tempo Ordinario (B)

Dal libro della Gènesi (3,9-15) – Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna: La situazione idilliaca delle origini non ha lunga durata. Improvvisamente subentra un elemento perturbatore che sconvolge l’ordi-ne meraviglioso voluto da Dio: l’uomo e la donna si ribellano al suo ordine e di conseguenza sono cacciati dall’Eden.

Dal Salmo 129 (130) – Il Signore è bontà e misericordia: “Giona gridò dalle profondità, dal ventre del pesce. Era non solo sotto i flutti, ma nel ventre del pesce: ma né questo grande corpo né i flutti poterono arrestare la sua preghiera. Essa attraversò tutto, lacerò tutto e giunse alle orecchie di Dio. È un peccatore colui che grida. Con quale speranza? Spera in qualcuno che è venuto a riscattarci dai peccati e ci ha donata la speranza, anche quando siamo nell’abisso” (Agostino).

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (4,13-5,1) – Crediamo, perciò parliamo: Ogni parola in Paolo è dettata dalla sua fede nel Cristo risorto. Per questo il suo pensiero è sempre fisso in cielo. Con la resurrezione di Cristo egli crede che la vita immortale ci permetterà di godere dei beni invisibili ed eterni.

Dal Vangelo secondo Marco (3,20-35) – Satana è finito: Sono vari i temi che Marco concentra nel brano. Innanzitutto Gesù, pastore misericordioso e giusto che, da una parte sente compassione del suo popolo, ma dall’altra non perde occasione per ammaestrare e ammonire coloro che lo credevano posseduto. Ricorda l’impossibilità del perdono per la bestemmia allo Spirito Santo e che la sua vera famiglia sono tutti coloro che obbediscono alla sua Parola.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Approfondimento

Ascoltare la Parola – A. R.: La liturgia della parola di questa decima domenica del tempo ordinario ci indirizza a riflettere seriamente su come siamo in ascolto della parola del Signore, qual è la nostra sintonia con essa e soprattutto se siamo docili ad accogliere ciò che ci suggerisce di fare per il nostro e altrui bene spirituale. Nel testo della prima lettura, tratto dal libro della Genesi, il libro di apertura di tutta la sacra Scrittura, narra di ciò che accadde nell’Eden, il Paradiso terrestre, dove Dio Creatore aveva collocato l’uomo in una condizione di doni particolari e speciali, che l’uomo stesso non seppe conservare e valorizzare nella logica del suo essere creatura e non creatore, accettando anche gli innegabili limiti insiti nella stessa natura umana. Infatti, il testo biblico ci porta all’espe-rienza della debolezza umana originaria sperimentato da Adamo ed Eva, dopo il primo peccato quello, definito originario, in quanto è il primo atto fondamentale di ribellione a Dio, commesso dall’uomo.

L’uomo si scopre nudo, cioè nella condizione di povertà umana e spirituale, in quanto il peccato gli causa l’allontanamento da Dio e la concentrazione su se stesso. Infatti, ad aggredire l’uomo, nella realtà di coppia, di maschio e femmina, costituita all’origine della creazione e voluta da Dio per la complementarietà aperta alla vita, è il simbolo del peccato e del diavolo, quel serpente ingannatore che aveva convinto Eva a mangiare dell’albero proibito e poi passare il frutto avvelenato della superbia e dell’orgoglio al suo compagno Adamo. La coppia, nella sua corresponsabilità, commette quindi il peccato, attribuibile ad entrambi con responsabilità soggettive diverse, come è facile capire dal testo. Dio cerca Adamo per chiedere spiegazione in merito a quanto era successo. E la risposta del nostro progenitore è la seguente: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Un modo per scaricare la responsabilità sulla donna e per non assumersi anche le sue colpe.

Dio non si ferma di fronte a questa giustificazione, potremmo dire infantile, come spesso capita quando succede qualcosa e la colpa è sempre degli altri e mai nostra, per cui chiede alla donna, ad Eva: «Che hai fatto?». Eva dà la sua motivazione a Dio, scaricando la responsabilità del male, a chi l’ha tentata: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

La conseguenza di questo primo peccato, descritto in questo modo, facile da capire ed accessibile a chi si vuole aprire ad un dialogo d’amore e di perdono con Dio, sta in queste parole di condanna, ma anche di speranza, definite da tutti gli studiosi, il protovangelo, la prima bella notizia che Dio dà all’uomo dopo il peccato originale: Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». La certezza della salvezza è stata così annunciata da Dio stesso, in quel paradiso, una volta luogo della gioia e della serenità, divenuto, poi, luogo del tormento e della lotta contro il male. È questa la storia di una vita umana che deve dibattersi tra il bene e il male e con la grazia di Dio, con la fede forte e convinta, può vincere le insidie del male e far trionfare il bene.

Commento al Vangelo

Di nuovo si radunò una folla… – V. C.: Il brano evangelico odierno è formato da due nuclei principali che costituiscono due insegnamenti fondamentali della vita cristiana. Il primo riguarda il discernimento degli spiriti, e quindi la conoscenza della strategia applicata dal maligno per fuorviare la persona e allontanarla da Dio; il secondo, riguarda il peccato contro lo Spirito, di cui Gesù dice che non può essere perdonato (cfr. v. 29). Le due cose, però, sono strettamente collegate, e mentre la strategia di Sa-tana viene smascherata, anche il peccato contro lo Spirito Santo viene rivelato nella sua natura e nella sua gravità.

La sezione finale del vangelo colloca, in modo altamente significativo, la figura della Madre di Gesù. Il v. 31 contiene un importante insegnamento, che va messo subito a fuoco: “Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo”. I vangeli sinottici inquadrano allo stesso modo la scena iniziale dell’episodio, sottolineando la difficoltà di sua Madre e dei suoi cugini di arrivare fino a Lui per parlargli. Ciò significa intanto che Maria non è presente accanto a Cristo nei momenti gloriosi del suo ministero pubblico. In questo suo atteggiamento, Lei personifica la prima disposizione basilare del discepolato: il nascondimento. Vale a dire: la nostra familiarità con Cristo non serve a farci salire sul palcoscenico, e non è una maniera come un’altra di raccogliere consensi intorno a sé. Maria rimane fuori dalle luci della ribalta e rinuncia radicalmente a tutti i possibili privilegi che potevano derivare dal fatto di essere sua Madre. Non è difficile immaginare quale venerazione l’avrebbe circondata nei giorni della sua vita terrena, se Israele l’avesse conosciuta. […] Il suo nascondimento è frutto di una scelta lucida nell’esercizio della virtù e non è affatto una fuga dalla gente. La dimostrazione più inoppugnabile di questa verità si ha nel racconto della Passione, quando Maria stabat sotto la croce. Durante il ministero pubblico, quando era gratificante e poco rischioso stare vicino a Cristo, tutti si affollavano attorno a Lui, mentre Lei si nascondeva. Ma quando stare accanto a Lui diventa un pericolo, tutti scappano, mentre Lei esce regalmente, eroicamente, dal suo nascondimento… Allora si capisce che il suo nascondimento di prima, non era altro che una scelta libera, compiuta da una donna che non conosce la paura.

Il medesimo versetto indica anche un secondo elemento importante della spiritualità del discepolato: l’espropriazione personale e la rinuncia a se stessi. Maria, nella rinuncia di essere accanto a Cristo, esprime anche la necessità per ogni discepolo della povertà di spirito. […] Maria, per servire il regno di Dio e per non intralciare la missione di Gesù con i suoi diritti materni, si svincola perfino dalla relazione più sacra che possiede in questo mondo, lasciando che Cristo sia libero di obbedire solo al Padre, senza tenere conto dei desideri legittimi e buoni della Madre. Sulla base di questa scelta, accetta di rimanere sola a Nazaret, senza poter contemplare i gesti divini del Figlio e senza poter ascoltare, insieme ai discepoli, la sua Parola. Rinunciando a se stessa, Maria non garantisce soltanto la più totale libertà a Cristo, ma, prima ancora del Golgota, quando diventerà Madre della Chiesa (cfr. Gv 19,26-27), comincia ad aprirsi ad una maternità universale, rinunciando a quella esclusiva nei confronti di Gesù. Da questo punto di vista, l’episodio odierno è molto chiaro: Gesù e Maria si trovano collocati come su due poli opposti, e in mezzo la folla: Cristo al di qua della folla, Maria al di là di essa, e al centro i destinatari della Parola. La loro intimità domestica è finita, ma al tempo stesso si è aperta all’accoglienza dell’umanità. Maria ha rinunciato a essergli vicina, ma lo spazio che si è creato nel loro reciproco distanziarsi, è stato occupato dagli ascoltatori della Parola, cioè la comunità cristiana radunata nel nome della Trinità.

Un altro tassello del discepolato, nei versetti del vangelo odierno, è la necessità di concepire Cristo dentro se stessi mediante la fede: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre” (vv. 34-35; cfr. Mt 12,49-50; Lc 8,21). I termini di parentela utilizzati da Cristo sono tre: fratello, sorella e madre. Tra essi manca evidentemente la relazione della paternità. La ragione di questa omissione, riscontrabile in tutti e tre i vangeli sinottici, sta nel fatto che Cristo vive la relazione di paternità in una maniera unica e irripetibile con il Padre suo. Tale relazione assolutamente unica con il Padre, elimina dal linguaggio di Gesù altre possibili forme di paternità. Ciò si vede già in Gesù dodicenne ritrovato fra i dottori del Tempio: a Maria che gli dice “tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2,48), Egli risponde che deve obbedire al Padre suo (cfr. Lc 2,49).

[…] Cristo ci chiede anche di essere sua madre. Il discepolo, in un certo qual modo, è chiamato a vivere una maternità come quella di Maria. Infatti, nessuno di noi può consegnare Cristo al mondo, e trasmetterlo agli altri, senza averlo concepito nel proprio cuore mediante la fede.

Riflessione

Dicevano infatti: «È fuori di sé»… il discernimento – V. C.: La strategia del maligno si presenta come un’azione di manipolazione del pensiero dell’uomo, capace di alterare in esso la visione soggettiva della realtà. Quando la nostra mente è suggestionata dal maligno, si hanno due inconfondibili fenomeni: il pensiero suggestionato dal maligno ha, sul soggetto, una forza persuasiva superiore a qualunque dimostrazione matematica.

Il secondo fenomeno, concomitante al primo, è l’offuscamento della verità di Dio, che non si riesce più a percepire nel suo splendore. Nei confronti dei pronunciamenti di Cristo, dei dogmi della Chiesa, e di qualunque altro aspetto del dato rivelato, nella mente umana sorgono dubbi, interrogativi, ricerche e tentativi di deduzione. Per i dogmi di Satana, invece non è così; essi arrivano alla mente umana con una forza persuasiva che non lascia spazio al dubbio.

Accade così a tutti noi. Chi non sa, anche per esperienza personale, quanto sia facile aderire al magistero del diavolo, e quanto invece sia costoso e travagliato perseverare nella retta fede! Quando i suggerimenti del tentatore prendono piede nei nostri pensieri, sorgono nel nostro animo una serie di sentimenti negativi, tutti contrari all’amore: dal ripiegamento vittimistico all’aggressione del giudizio, dal pessimismo disfattista allo spirito di vendetta. Questo è esattamente quello che accade ai farisei, quando la loro mente è penetrata dalla suggestione che Cristo agisca sotto l’impulso e il potere di Satana, dopo avere guarito un muto indemoniato (cfr. Lc 11,14): “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni” (v. 22). L’accusa è riportata con formula analoga anche da Matteo e Luca (cfr. Mt 12,24 e Lc 11,15).

Il lettore si rende conto immediatamente che questa affermazione degli scribi e dei farisei non è supportata da alcuna indagine, ma è solamente un’ipotesi, peraltro offensiva, buttata lì in modo gratuito, ma creduta come assolutamente vera dai suoi sostenitori. Dicevamo appunto che i dogmi di Satana non vengono discussi dall’uomo; solo su quelli di Dio si fanno tanti cavilli e si pongono dubbi anche al di là di quelli che nutrono il sano dinamismo della fede. Questo è il segnale che la mente dei farisei è già entrata nella trappola satanica, che suole presentare con assoluta certezza le cose false.

[…] Quando Cristo risponde alla loro obiezione e comincia a smontare le basi illogiche dei loro ragionamenti attraverso le similitudini del regno e della casa (cfr. vv. 24-25; Mt 12,25; Lc 11,17), viene alla luce chiaramente la trappola in cui è caduto il loro pensiero, e il lettore capisce ancora meglio la strategia satanica, che consiste nel creare nella mente umana dei convincimenti rapidi, persuasivi, deviando l’impegno dell’indagine e del-l’approfondimento, per spingere la persona verso affermazioni gratuite e accusatorie.

Una mente che non sia corazzata dalla preghiera quotidiana e non sia illuminata dalla grazia di Dio, può essere facilmente manipolata dallo spirito delle tenebre e condotta dove vuole lui, così mentre la persona crede di essere nella verità, è invece inchiodata nel buio della menzogna.

Un’altra conseguenza inevitabile della suggestione maligna che penetra nei pensieri, è la perdita di contatto con la realtà. Mentre il pensiero è sotto l’influsso del tentatore, è impossibile vedere le cose così come sono. I farisei accusano Cristo di agire nel nome di Satana; ma in realtà Cristo compie degli esorcismi e libera le persone possedute dal demonio. Dinanzi a questo fatto evidente, gli scribi e i farisei si alienano, e la loro mente perde il contatto con la realtà, compiendo quella deduzione gratuita di cui abbiamo parlato, che attribuisce a Satana le liberazioni di Gesù; tale deduzione non ha un’aderenza adeguata alla realtà delle cose, somigliando più a un delirio che ad un giudizio sereno. […]

Avviene così che, parlando di una stessa cosa, si discute come se si vedessero oggetti diversi. Questo è il segnale che la strategia di Satana ha raggiunto l’obiettivo.

[…] C’è ancora un altro aspetto che caratterizza il pensiero umano condizionato dallo spirito del male: è persuasivo nel suo aspetto esteriore, se considerato da solo, ma è illogico se confrontato attentamente con la realtà. Gli avversari di Gesù pensano di avere smascherato i trucchi del Maestro, dicendo che i suoi gesti prodigiosi vengono dal maligno, e qualunque passante, guardando la scena e ascoltando solo loro, potrebbe essere facilmente conquistato dal loro ragionamento. Inoltre, gli avversari di Gesù sono persone ragguardevoli in Israele e quindi già credibili in forza del ruolo sociale che rivestono. Se Cristo non parlasse, si rimarrebbe nel dubbio: è infatti la sua Parola che spezza l’inganno e la falsificazione del tentatore. La risposta di Gesù dimostra come il loro ragionamento persuasivo, sia tuttavia illogico in due punti fondamentali, messi in evidenza dagli evangelisti: in primo luogo, Satana non può andare contro se stesso (cfr. v. 26; Mt 12,26). In secondo luogo, esiste un ministero esorcistico in Israele: se i discepoli dei farisei scacciano il demonio con l’autorità del Signore, non si capisce per quale ragione solo Cristo li scaccerebbe ricorrendo a un altro potere: “i vostri figli per mezzo di chi li scacciano?” (Mt 12,27; cfr. Lc 11,20).

In altre parole, non bisogna mai confondere il vero con il persuasivo: vi sono cose vere difficilmente credibili e grosse scemenze che si ascoltano volentieri. Tutto dipende da come si presentano. Si può dire che Satana giochi tutte le sue carte migliori sulla nostra incapacità di distinguere il vero dal persuasivo, e sulle sue risorse da navigato illusionista.

La pagina dei Padri

Chi fa la volontà di Dio diventa fratello e madre del Signore – Gregorio Magno: Non costituisce meraviglia che colui che fa la volontà del Padre sia detto fratello e sorella del Signore; per entrambi i sessi è infatti la chiamata alla fede. La meraviglia cresce piuttosto per il fatto che quegli venga anche detto «madre». Invero, (Gesù) si è degnato di chiamare fratelli i suoi fedeli discepoli, dicendo: “Andate, annunziate ai miei fratelli” (Mt 28,10). Ora però è il caso di chiedersi: Come può diventare sua madre chi, venendo alla fede, ha potuto divenire fratello del Signore? Quanto a noi, dobbiamo sapere che chi si fa nella fede fratello e sorella di Cristo, diventa sua madre nella predicazione. Quasi partorisce il Signore, chi lo ha infuso nel cuore dell’ascoltatore. E si fa sua madre, se attraverso la di lui voce l’amore di Dio viene generato nella mente del prossimo.

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