“Maestro, dove abiti? Venite e vedete”
Il Maestro ci invita a stare con Lui. Fare esperienza viva di Cristo, persona viva, presenza viva nell’Eucaristia. Non ci ha lasciati, infatti, il Signore Gesù, come aveva promesso, dopo la sua Ascensione al cielo, ma rimane fino alla fine del mondo con noi. È naturale che nella Chiesa, consapevole di tanto dono, si sia sviluppato il culto eucaristico, non solo nella celebrazione sacramentale della memoria della Passione del Signore, ma anche in quell’attitudine amorosa a stazionare dinanzi a Cristo Eucaristia, nei tabernacoli.
A volte abbiamo contribuito a rendere la presenza eucaristica come la lampada sotto il moggio, gelosi del suo nascondimento, scrupolosi a mostrarla all’adorazione dei fedeli col contagocce, preoccupati più delle rubriche che del bene certo che ne deriva a tutti i credenti.
L’Eucaristia è scuola di amore, di sacrificio, di gratuità. È segno della vittoria sul peccato e sulla morte. È linguaggio di umiltà, di misericordia, di povertà, di comunione, di unità, di perdono… È nutrimento privilegiato della fede, vigore della speranza, alimento della carità.
È memoria della croce, immolazione dell’Agnello, apparizione del risorto… È prolungata incarnazione del Verbo che svela a noi il Padre e ci introduce, mediante la preghiera, nell’esperienza dolcissima della figliolanza divina.
È luogo posto in alto, il vertice della storia, che assume tutte le vicende degli uomini di ogni angolo della terra nel suo sacrificio di espiazione e di redenzione: “quando sarò innalzato, attirerò tutti a me”.
Non si può essere adoratori del mistero eucaristico e non partecipare della passione di Gesù; non si può assumere il sacramento del corpo e sangue di Cristo e non essere una cosa sola con la sua offerta, con la sua croce, con la sua obbedienza, con la sua amorosa donazione.
L’Eucaristia, noi lo crediamo, è lievito di vero rinnovamento dell’uomo, è data perché il mondo viva, è già esperienza di eternità, pregustazione della vera e definitiva comunione con Dio, ma anche fondamento di fraternità e di comunione con il prossimo.
È vero: Cristo è dappertutto, ma si è compiaciuto di abitare nel pane consacrato: lì possiamo cercarlo e incontrarlo, rimanere con Lui e conoscerlo; dall’Eucaristia, però, inizia una fase nuova per ogni discepolo: la missionarietà. Non può rimanere chiuso in noi il grido dei discepoli di Emmaus: “Davvero il Signore è risorto, e noi l’abbiamo incontrato nel segno del pane”.